Mafia, colpo al clan Brancaccio: il capo era ai domiciliari a Campi

CAMPI BISENZIO – Non c’è dubbio che nel giorno del venticinquesimo “anniversario” dalla morte di Paolo Borsellino, questo sia stato il modo migliore per rendere omaggio al giudice assassinato dalla mafia il 19 luglio 1992. Nell’operazione della Dda di Palermo contro il clan Brancaccio, infatti, Pietro Tagliavia, considerato il capo mandamento e figlio del boss […]

CAMPI BISENZIO – Non c’è dubbio che nel giorno del venticinquesimo “anniversario” dalla morte di Paolo Borsellino, questo sia stato il modo migliore per rendere omaggio al giudice assassinato dalla mafia il 19 luglio 1992. Nell’operazione della Dda di Palermo contro il clan Brancaccio, infatti, Pietro Tagliavia, considerato il capo mandamento e figlio del boss Francesco Tagliavia, è stato arrestato dalla squadra mobile di Firenze in un’abitazione di Capraia e Limite dove si era trasferito appena ieri e dove avrebbe dovuto proseguire a osservare la misura degli arresti domiciliari. Con Tagliavia c’era la madre. Ancora in corso il trasloco, visibili nelle stanze gli scatoloni. Per alcuni mesi, almeno fino a ieri, Pietro Tagliavia è stato agli arresti domiciliari in una casa di Campi Bisenzio, presso una famiglia di conoscenti. Ma di recente aveva deciso di spostarsi altrove, ottenendo la necessaria autorizzazione dall’autorità giudiziaria. A Campi Bisenzio Tagliavia junior era ospite di Filippo Rotolo, arrestato anche lui nell’operazione di oggi, da parte della Guardia di finanza, e messo ai domiciliari. “La polizia di Firenze si è fatta onore e confidiamo in un altro pezzo di verità – afferma in una nota Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili – e non c’è dubbio, “Cosa nostra”, quando dà messaggi come la strage di via dei Georgofili e cerca spazi, non si può dire che non si muova in Toscana”.

“Le investigazioni, – si legge in una nota della Guardia di Finanza – eseguite in stretto coordinamento dalla Squadra Mobile e dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo, hanno consentito di fare luce su numerosi episodi di minacce, danneggiamento, estorsione, furto e detenzione illegale di armi da parte di esponenti della cosca di Brancaccio. Sono state ricostruite decine di estorsioni perpetrate ai danni sia di imprese edili impegnate in importanti lavori di ristrutturazione, sia di piccole attività commerciali storicamente attive nel territorio sul quale la consorteria esercita il proprio dominio. E’ stato ancora documentato come i rappresentanti del sodalizio mafioso abbiano voluto esibire il proprio “prestigio” e fornire dimostrazione della propria forza anche in occasione di una delle ricorrenti feste rionali, autorizzando l’installazione di stand espositivi e monopolizzando i guadagni. Nei casi in cui le vittime hanno cercato di resistere alle pressioni degli associati non sono mancate le violente ritorsioni, che hanno trovato manifestazione in incendi di intere attività commerciali, in episodi di violenza privata e in danneggiamenti di notevole entità. Per quanto riguarda Tagliavia, direttamente o per mano dei suoi più fidati collaboratori, ha fornito costantemente la prevista assistenza economica a favore dei carcerati, dimostrata chiaramente, oltre che dalle attività tecniche, anche dal sequestro di un registro riportante tutte le somme versate a favore dei singoli detenuti”.