Ciao Simone, che adesso ti accompagni un sorriso

SIGNA – Quando oggi è arrivata in redazione la notizia della morte, per cause naturali, di una persona nata nel 1970, residente in via Alessandrini a Signa, devo dire la verità: ho pensato subito a lui. Nonostante non avessi neanche le iniziali “della persona nata nel 1970” e per la quale si è reso necessario l’intervento […]

SIGNA – Quando oggi è arrivata in redazione la notizia della morte, per cause naturali, di una persona nata nel 1970, residente in via Alessandrini a Signa, devo dire la verità: ho pensato subito a lui. Nonostante non avessi neanche le iniziali “della persona nata nel 1970” e per la quale si è reso necessario l’intervento dei vigili del fuoco, il mio pensiero è corso a Simone (a destra nella foto) e a una vita che, per vari motivi e sui quali non intendo certo sindacare, non spetta a me, non gli ha sicuramente sorriso. Né a lui, né ai suoi familiari. La conferma poi è arrivata grazie ad alcuni post apparsi sui social. E la cosa che mi ha colpito di più è che a ricordarlo non sono stati solo quelli che erano suoi coetanei e che con lui hanno condiviso sicuramente più di una birra. Ma anche ragazzi e ragazze più giovani, in modo particolare di San Mauro, dove Simone è cresciuto e dove hanno vissuto anche i genitori e il fratello: Ettore, Milvia e Roberto, tutti morti in circostanze analoghe. Simone era conosciuto come “Pippino” e ricordarlo anche qui in questo modo non vuole essere un modo offensivo per farlo, anzi. Proprio perchè “Pippo” era suo babbo e quante volte, noi ragazzi cresciuti insieme a don Armido Pollai, il “priore”, lo abbiamo visto bussare alla porta della canonica. Già perchè la loro è sempre stata una vita, mi sia consentito il termine, “improvvisata”. E il “priore” scendeva le scale, si frugava in tasca e gli allungava 1.000 lire, a volte 5.000. E lo stesso ha fatto Simone, che spesso finiva quei soldi bevendo una o più birre ma anche facendo uso di un po’ di “fumo”. Ma di “Pippino” ho anche un altro ricordo ed è quello con la maglia della Stella Azzurra, la squadra parrocchiale, maglia numero 7 sulle spalle, una serie di dribbling ubriacanti e palla che si infila sotto la traversa, un gol da cineteca. Non sarà stata la “camiseta” del Real Madrid, ci mancherebbe, ma per qualche tempo ci ha provato davvero a ritagliarsi un ruolo da protagonista sul campo di calcio. Anche se fra gli amatori. Ma inutilmente, nonostante in diversi, “alla chiesa”, in un passato che ormai è diventato remoto, abbiano tentato di aiutarlo. Lui ci ha messo del suo, birre e fumo hanno avuto il sopravvento, la vita gli ha voltato le spalle e a niente è servito avere una casa popolare a Signa. La scorsa settimana era a San Mauro, il suo paese era quello, e il sorriso, sebbene ormai fosse consumato dal fumo e dall’alcol, oltre che dal tempo, non è mancato neanche questa volta. E che San Mauro fosse il suo paese, lo testimonia il post scritto su Facebook da Domenico, insieme a lui nella fotografia: “Perchè alla fine dei conti siamo cresciuti in quel circolo che fa buca e dove tu ne facevi parte. E in fondo ci volevi bene a tutti. Ciao Simo R.i.p.”. Il circolo è la Casa del popolo, in piazza Ciampi, perchè se alla chiesa beveva una birra, anche alla Sorms non era da meno. Genio e sregolatezza, come quella volta dopo il gol festeggiato con una danza sfrenata intorno alla bandierina. “Pippino”, il “priore” ma anche “Edo”, Edoardo Picchi, che della Stella Azzurra era il presidente e che lo accolse a braccia aperte. Tutti personaggi di una San Mauro che non c’è più, di un’epoca ormai remota ma che chi scrive ha avuto la fortuna di vivere. E di raccontare. Anche nel caso di una notizia triste come quella di oggi.