Leonardo, i lavoratori chiedono risposte per la sede di Campi

CAMPI BISENZIO – Chiedono risposte certe per il proprio lavoro. Sono i lavoratori della Leonardo (ex Finmeccanica) che questa mattina sono in sciopero con un presidio davanti ai cancelli dell’azienda, dalle 7.45 alle 10. Questa mattina ha portato la propria solidarietà ai lavoratori anche il sindaco Emiliano Fossi. Rsu e Fim Fiom Uilm Firenze rivendicano […]

CAMPI BISENZIO – Chiedono risposte certe per il proprio lavoro. Sono i lavoratori della Leonardo (ex Finmeccanica) che questa mattina sono in sciopero con un presidio davanti ai cancelli dell’azienda, dalle 7.45 alle 10. Questa mattina ha portato la propria solidarietà ai lavoratori anche il sindaco Emiliano Fossi.
Rsu e Fim Fiom Uilm Firenze rivendicano una maggiore centralità per lo stabilimento di Campi Bisenzio all’interno di Leonardo e maggiori investimenti sul sito. Lo stabilimento è caratterizzato da più linee di business (Elettroottica, Comunicazioni Professionali, Strumenti Satellitari, etc.) che, con l’attuale organizzazione del lavoro, non fanno sinergia e dipendono da programmi di responsabilità di altri stabilimenti.

I lavoratori chiedono “una sana a buona occupazione con la stabilizzazione dei lavoratori in consulenza e in somministrazione e le garanzie di attuazione di tutto il turn-over previsto con le uscite, come da accordo di cambio mix-professionale”. E soprattutto chiedono investimenti sostanziosi.

“I successi, anche recenti, dei prodotti progettati e realizzati nello stabilimento sono la dimostrazione dell’antico ‘saper fare’ della manifattura fiorentina, capace di coniugare importanti competenze intellettuali a quelle manuali, – si legge in una nota dei sindacati – come ad esempio i sensori di assetto che hanno portato la sonda della Nasa Insight su Marte”. Per questo motivo, dicono sindacati e lavoratori lo stabilimento deve essere messo nelle condizioni di lavorare al meglio, “a fronte di una nuova Divisione, annunciata dall’AD, nel settore della Cyber Security siamo da 7 mesi senza un capo divisione ed una adeguata struttura”. La richiesta avanzata all’azienda è quella di dire come intende riorganizzare questo segmento, su quali prodotti investire e quali sono le prospettive.
“Nel 2015 – si legge nella nota – è stato firmato l’ultimo contratto con il Ministero degl’Interni per l’ammodernamento del sistema di comunicazione delle forze dell’ordine ma il contratto prevedeva il completamento di sole tre regioni”.

Lavoratori e sindacati chiedono anche al Governo il proseguimento di questo progetto, “importante per garantire la sicurezza a tutti i cittadini. In questo momento le regioni del sud sono attrezzate con la nuova tecnologia di comunicazione mentre quelle del centro nord adottano ancora il vecchio sistema analogico differente per ciascuna forza di Polizia”.
“La mancata definizione di una strategia industriale chiara in ambito europeo – prosegue la nota – sta producendo incertezza sul business nel campo dell’Elettroottica che necessiterebbe di investimenti e linee guida specifiche per rimanere competitivi. Il sito invece, nell’ottica di efficientamento, ha visto il ridimensionamento della LoB Optronica già indebolita dalla frammentazione prodotta dalla riorganizzazione in Divisioni di Business. Le competenze ingegneristiche nel campo della radaristica sono oggi in sofferenza per la mancanza di una missione produttiva specifica di sito. Per evitare di disperdere competenze storiche sul territorio, con forti legami anche con il mondo universitario, rivendichiamo investimenti su nuovi prodotti e l’inserimento di nuove risorse. Per quanto riguarda la LoB Spazio, preoccupa l’assenza di segnali di attenzione alle attività future, alle possibili sinergie e alle tecnologie specifiche di Sito, necessarie a mantenere il livello di competitività. Tale assenza di prospettiva si rispecchia anche nel persistere di una situazione di sovraccarico di lavoro che porta a una minore efficienza e a un rischio di calo della qualità. Inoltre un ampio utilizzo di lavoratori in consulenza pregiudica il mantenimento delle competenze con il rischio di essere noi a formare le risorse che poi vanno alla concorrenza”.