Un voto per domani ma anche per dopo domani. Magari abbassando i toni

Archiviate le elezioni politiche e tutto quello che ne è conseguito, domenica 10 giugno Campi Bisenzio è chiamata alle urne per l’elezione del sindaco e il rinnovo del consiglio comunale. Al culmine di una campagna elettorale lunga, frenetica, spesso un po’ troppo sopra le righe. Condizionata dai social, così come tentano di condizionare la nostra vita quotidiana, diventati sempre più “sfogatoio” e sempre meno “condivisione” come invece era fino a qualche anno fa. Una piazza virtuale sempre più adatta a donna Prassede piuttosto che ad Alessandro Manzoni. Ma questa è un’opinione strettamente personale e non ho certo la pretesa che gli altri la pensino come me. E’ stata una campagna elettorale lunga e intensa anche perché, per arrivare alla data del voto, non ci siamo fatti mancare niente, sia per alcuni fattori oggettivi, sia, ci sia consentito, per altri fattori più “soggettivi”. Comunque (o finalmente, fate voi) ci siamo. Alla vigilia di elezioni amministrative, tutti sono soliti mettere le mani avanti. Si ripete che non sono elezioni politiche. E non c’è dubbio che sia così. Ciò nonostante, costituiscono anche una sorta di esame di coscienza e contengono una ineliminabile valenza politica. Al punto che, di fronte a questa politicizzazione delle elezioni amministrative, molti hanno equiparato le varie consultazioni amministrative alle elezioni di medio termine che di solito si tengono negli Usa a metà legislatura. Probabilmente una visione troppo ambiziosa per Campi, dove gli elettori sono comunque chiamati a dare un voto non solo per “domani” ma anche per “dopo domani”. Tuttavia, restando ai numeri, se guardiamo le forze in campo nel 2013 e proviamo a fare un confronto con il giorno d’oggi, sembra che siano passati 50 anni e non cinque, sembra che siano passati dieci lustri e non uno. Difficile fare delle previsioni, complicato azzardare delle ipotesi, fin troppo “liquido” mettere le due tornate elettorali a confronto, con forze politiche che non ci sono più, percentuali che vivono di questa particolare fase storica e chi più ne ha più ne metta. Anche perché, gioco forza, le elezioni di domenica saranno sicuramente condizionate dall’assenza del Movimento 5 Stelle, che comunque un pacchetto di voti li sposta. O li dovrebbe spostare. In attesa di capire che peso avrà l’astensionismo, che magari diventa “l’elettore” decisivo per spostare a sua volta gli equilibri. Una cosa è certa: di sicuro i toni li abbassa…